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Indice dei contenuti |
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Area pubblica Clik sul titolo per leggere, vedere, ascoltare o scaricare Come, dove, quando, perché Don Dario Ciani, Don Dario ci lascia Scaricare - Download Presentazione La Via Crucis a Sadurano Il Sentiero di don Dario: Il Concerto di Riccardo Muti Documenti La Costituzione della Vieni e Vedi Comunità a Bussecchio ••• |
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Dedichiamo a don Dario un'area in cui raccontare una piccola parte della sua storia attraverso scritti, testimonianze, immagini e articoli giornalistici. |
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Rimini, sala del Municipio, Maggio 2013. Conferenza sul tema: Bioterapia e Pranoterapia. |
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Parlando con degli amici si parla di quello che si fa nella vita; io nella vita ne ho fatte tante, mi sono anche tanto divertito, tutto quello che mi è passato per la testa ho cercato di farlo, non sempre tutto è stato condivisibile, ma mi ha divertito molto e in effetti uno fa tante cose, vari percorsi. Ho 68 anni, non sembrava una volta, però adesso me ne rendo conto che calano anche le forze, arrivano gli acciacchi, però mi sento dentro ancora la gioia, la serenità accanto a tante tribolazioni che non mancano mica. Quand'ero giovane mi ponevo un sacco di domande, e fra queste domande ce n'era una soprattutto che mi assillava: ma qual è il centro del mondo? Mi pare di aver scoperto allora che il centro del mondo è il silenzio; in questa espressione voglio racchiudere tutti perché. Siccome sono un sacerdote e sono qui questa sera con voi con l'intento di parlare di medicina, non ve la faccio troppo lunga. Mi hanno sempre appassionato del silenzio tre aspetti, vado in sintesi: uno è il silenzio della croce, che è stato per me sempre un grande interesse e, dico anche delle eresie ogni tanto, non ho mai accettato che Gesù sia morto sulla croce per i miei peccati, mi sembra di non farne, e comunque non così gravi da creare una situazione del genere, per i miei no senz'altro, per quelli delle persone che amo ancora meno e ce ne era una in particolare che ho amato tantissimo, era la mia sorellina, dico sorellina perché per me è rimasta tale fino a 53 anni. Un colpo di tosse la rese invalida al 100% da quando aveva sei mesi e mi chiedevo perché. E allora certe espressioni, quando le senti dire e non ti riguardano da vicino, sorvoli, ma quando ti toccano dentro in ciò che muove le tue emozioni, i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri, allora diventa una cosa che ti interessa. E allora specchiandomi nella religione, perché io per studiare sono dovuto andare in seminario, non c'erano le scuole medie pubbliche, perciò chi voleva studiare finiva per forza in un collegio e lì si insegnava come si doveva essere dei bei pretini e io non avevo nessuna voglia, perché la mia domanda era un'altra: era quella del sapere, del conoscere e di fronte alle belle parole legate a Gesù, che ci avesse amato tanto, era molto bello che ci amasse ancora, era ancora più bello che fosse per amore che aveva aperto le braccia, ma che fosse per i peccati molto meno, perché mia sorella non aveva nessuna colpa, ma non me ne sentivo nemmeno io o forse sì. A volte si cresce da bambini con delle idee, avendo portato io a casa l'infezione della pertosse, e prima mio fratello più piccolo e poi mia sorella Rosalba più piccola ancora l'avevano presa più forte di me, forse mi sentivo anche un po' colpevole, per questo andavo alla ricerca e dicevo: “ma non è mica colpa mia, non è colpa mia, non è colpa mia”. Però con i problemi di famiglia cresceva l'amore, l'amore per questa creatura che, pur passando gli anni, non parlava, non camminava, non mangiava da sola, aveva solo gli occhi che parlavano, mi seguivano, mi guardava dentro in silenzio e allora, guardando il crocifisso, vedevo il silenzio del crocifisso. Poi la prospettiva: che faccio, faccio il medico, perché io devo capire, questi medici fanno dissanguare il mio papà con tutti i farmaci, non ci rimane niente in casa e Rosalba non cambia, non migliora, non cambia niente. Avevano detto che sarebbe andata a scuola, sarebbe tornata normale, ma perché, che cos'è che non hanno capito, allora volevo capirlo io. Ma non si può in collegio, non si può in seminario: non si può perché l'anatomia non si fa sopra i vestiti ma su disegni e su figure nude. Un libro di anatomia in seminario non si può e lì cresceva invece l'attenzione, non posso fare il medico perché bisogna studiare tanto e mio padre non mi può aiutare ed io, facendo umili lavori in collegio, avevo imparato a fare il barbiere tagliandomi con la macchinetta i peli delle gambe, così riuscivo a mantenermi in qualcosa, ma come avrei fatto con l'università? Va bene, allora faccio il prete. Il prete perché in quel periodo c'erano delle belle ventate nel mondo: c'era Giovanni XXIII che aveva avuto l'idea di fare un Concilio; poi c'era Kennedy, c'era Krushev che sbatteva le ciabatte sul banco del ONU, poi c'era Martin Luther king, poi c'era Gandhi ... ma che bello un mondo che cambia, la fantasia han detto che va al potere, l'hanno detto in Francia, adesso andrà al potere anche in Italia. Allora mi piace molto l'idea ed è da condividere. Comincio ad andare con dei ragazzi di una parrocchia, per uscire dal seminario il sabato e la domenica, e comincia a piacermi. Non era affatto brutto stare in mezzo ai giovani, con i ragazzi fare squadre di calcio e poi parlare e poi giocare, mangiare qua e là, far festa e poi andare in chiesa a messa, a pregare e poi il silenzio dell'eucaristia. L'eucaristia non fa mica rumore, l'eucaristia è il corpo del Signore presente in chiesa nelle mani del prete che alza l'ostia; allora c'è il silenzio della croce che somiglia al silenzio di Rosalba, c'è il silenzio dell'eucarestia che si lascia fare, prendere in mano proprio come Rosalba che si lascia prendere in mano, bisogna farle tutto. Lei viene prima di tutto, la mamma pensa solo a lei e noi l'aiutiamo. Allora c'è un altro silenzio, che è il silenzio dell'uomo che non ha voce. D'ora in avanti mi arrendo, voglio scoprire se questo è il cuore del mondo e se è il cuore del mondo mi ci butto. Quando mio padre morì, ero molto triste: quando tu hai puntato tutto e hai visto consumarsi una vita di giorno e di notte perché quello che guadagni di giorno non basta per le medicine, quindi bisogna lavorare anche di notte per mantenere la famiglia … e io le spese per la famiglia, fare il barbiere o correggere le bozze dei libri … e allora ti vengono le domande: perché? Ho cercato delle risposte per tanti anni e sono arrivato a quella notte dopo aver letto il libro di Giobbe che conclude così: Javè ha dato e ha tolto, sia benedetto il nome di Javè. Mi si sono aperti gli occhi della mente e del cuore, perché la risposta sta nel come vivi la domanda. Se la domanda ti manda al passato non serve più a niente, un colpo di tosse e via, la vita non è più quella che era, la gioia è scomparsa, i giochi sono finiti, ma se la domanda è ancora in giro perché il cuore del mondo non è che è scomparso, e allora tutte le volte che ci sarà qualcuno che non avrà parola, non avrà significato, forse è lì, nel come vivere quella situazione, che esiste la risposta, la risposta sta nel come vivi la domanda e di lì è cominciato tutto. Ho finito questa premessa, però dovevo farlo se sono onesto, non posso dire che io mi interesso di una cosa perché mi piace, ma ci ho sbattuto contro e ho capito che se serviva a me, serviva anche a qualcun altro ed ecco allora mi sono imbattuto in tante cose. Intanto le prime persone che mi hanno colpito quando ho fatto il salto: sono diventato anche prete per dirlo che vale la pena ascoltare il silenzio, perché come il buio chiama la luce, il silenzio chiama la parola, inutile capire le cose e non viverle. Ecco che le prime attenzioni sono andate ai ragazzi con handicap, per forza. Poi sono andate a quei bambini che non hanno famiglia. Ho iniziato l'affido educativo familiare io in Emilia-Romagna. Non il primo, ma il secondo e il terzo bambino sono venuto a prenderli qui a Rimini, me li sono portati a casa d'accordo col tribunale dei minori: certi passi si fanno con chi di dovere. Ho cominciato a portarmi a casa dei bambini e di lì è iniziato l'affido educativo: è bello mandare all'altare delle giovani coppie già con un figlio per mano come se fossero stati già dei papà e delle mamme. Di lì è nato l'affido educativo familiare. Però girando in questo grande quartiere della periferia di Forlì si incontra di tutto: si incontra chi ha bisogno di qualsiasi cosa e allora non si può stare con le mani in mano. Chiedere i soldi? No, si comincia a lavorare; sapete cosa ho fatto io? Ho fatto lo stracciaiolo: raccoglievo carta straccia, sì e ferro vecchio in questo immenso quartiere e hanno cominciato a venirmi dietro i ragazzini, insieme con le nonne e nonni che preparavano già pacchi di carta e il ferro. Ho cominciato a mantenere questa situazione ed era bellissimo vedere la gente come partecipava, perché l'idea è semplice: con quello che non ti serve più facciamo crescere una vita. Passato quello, ho cominciato a fare attenzione ad altre cose, ho cominciato a vedere i bambini che venivano tagliati fuori della scuola, perché allora se eri bocciato 2 volte, uno non poteva andare più a scuola, ma la scuola è un diritto a liberarsi dall'ignoranza, quindi se si bocciano per due anni di fila i ragazzi, dobbiamo bocciarci anche noi insegnanti, oppure facciamo un'altra scuola. E' stato più facile fare un'altra scuola, la scuola paterna con la firma dei genitori. E mi sono divertito un sacco a far tornare a studiare quelli che erano stati buttati fuori dalla scuola di Stato. Poi c'era tutto il tempo dove non si faceva niente, così mi è venuta l'idea delle cooperative sociali. Sapete, la cooperativa serviva solo a quella base di interessati per risparmiare, per guadagnare. Invece per altri che hanno bisogno? Ecco allora la cooperazione sociale. Io cominciai nei locali della vecchia fiera di Rimini a parlare con tutta quella gente. Fra i miei primi ascoltatori c'era Don Oreste Benzi nel 1971. Cominciai col dire: guardate che l'handicap è un valore su cui si può costruire, perché una società che rispetta i più deboli è una società che rispetta il cammino dell'uomo. Don Oreste è stato uno di quelli che ci ha creduto davvero e voi lo sapete quanto ci ha creduto Don Oreste, il vostro Don Oreste. Il mio amico Don Oreste che veniva a Forlì tutti i mercoledì sera per sentire e ragionare insieme a me e ad altri sul come fare a radunare le persone attorno ad un progetto che avesse il respiro del cambiamento, della mentalità diversa, perché fino ad allora il portatore di handicap si chiamava disgraziato ed uno che aveva una disgrazia in casa era meglio che la nascondesse, che la allontanasse, “e Ssgrazié” si diceva a Forlì e forse anche a Rimini. Dopo si tendeva a passare di là: li mettiamo in prima fila, no … insieme perché il popolo è fatto di tutti insieme. L'handicap è un valore e così tutte queste cose mi hanno portato ad allontanarmi dalla città, ho pensato che valeva la pena mettere le mani anche sull'agricoltura e così ho iniziato il biologico. Quando Rimini era ancora in provincia di Forlì, io ero il presidente di agricoltura biologica, perché mi sono dato da fare, senza pestare i piedi a nessuno. Perchè non si possono aiutare i tossicodipendenti, soprattutto se hanno l'HIV positivo, mettendoli a contatto con i veleni. |
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... ”credo di aver sempre vissuto l'esperienza di un uomo in ricerca”... |
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... ”la rese invalida al 100% da quando aveva sei mesi”... |
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... ”un mondo che cambia, han detto che la fantasia va al potere”... |
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... ”inutile capire le cose e non viverle”... |
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... ”le prime attenzioni sono andate ai ragazzi con handicap, poi a bambini che non hanno famiglia”... |
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... ”mi sono divertito un sacco a far tornare a studiare quelli che erano stati buttati fuori dalla scuola di Stato”... |
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... ”radunare le persone attorno ad un progetto che avesse il respiro del cambiamento” |
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Don Dario Ciani, ha fondato nei primi anni '70 la Comunità di Bussecchio. Era il 2 settembre 1969 quando invitò i giovani della parrocchia nei locali attigui alla chiesa dedicata a S.M.Lauretana, gettando le basi per una esperienza che ha influito profondamente nella vita sociale della nostra città.
Come, dove, quando e perché tutto ha avuto inizio ...